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Il primo viaggio - 1961    di Gian Piero Liori                          Gli amici delle Scuole Apostoliche Sarde

 

Il primo viaggio fu tutto. Vidi tutto. Scoprii il mondo!

LA PARTENZA

Non ci furono pianti. Babbo doveva essere, però, commosso. Ricordo che quasi non parlò. Partimmo da Cagliari con il Padre Rettore. Da Cagliari a Olbia, con la “Freccia Sarda”. 5 ore di viaggio: una bellezza! Sempre appiccicati ai finestrini e protetti da quella figura “paterna” che era un mito, incominciammo tutti a dimenticare le lacrime dei  parenti alla stazione di Piazza Matteotti.

Quando, arrivati al molo Isola Bianca verso le 22, salimmo su una nave anche più grande di quelle che la domenica pomeriggio avevamo viste partire dal molo della via Roma a Cagliari, l'emozione fu ancora più grande. Vedere il molo dall'alto. Ed essere tu il “viaggiatore”!!

La sistemazione in una cabina della “terza turistica” con l'oblò a qualche metro sul pelo dell'acqua fu ancora più emozionante: che bellezza muoversi velocemente su una distesa calma appena rischiarata dalla luce della luna settembrina! La famiglia, i fratellini – pur sempre presenti – erano già “lontani”, ma come in un sogno....

Quasi non dormimmo. Era, per tutti, il nostro primo viaggio in nave: Gesuino, Edmondo, Giampiero Sedduresu, Giampiero Mandaresu, ed io, l'argento vivo,  il montanaro di Desulo ed anche un po' di Fonni. Ci raccontammo di tutto: la nave che era un grande palazzo...il misterioso, seppur “studiato” Continente che si avvicinava e che fra non molto  avrebbe avviluppati almeno per un anno lontano da casa. La curiosità vinceva, comunque la nostalgia che pur balenava fra una frase e l'altra. Eravamo certi: stavamo partendo per una vera missione!

Il tragitto in treno che ci condusse da Civitavecchia a Genova-Principe fu una lunghissima “cavalcata” con una sosta, senza scendere dal treno, di oltre una interminabile ora a Pisa. Ricordo che per un attimo, brevissimo e lunghissimo, riuscii anche ad intravvedere una parte della famosissima Torre Pendente. Lontana ma visibilissima. Il cuore a mille. Una conferma ulteriore sul fatto che i libri dicano la verità. E tu stai passando vicino, ma proprio vicino....ai tuoi studi...delle elementari (con il mitico Maestro Frassinetti, toscano trapiantato a 'Onne) e delle medie (con i Padri Deidda, Lombardi e Fogliati).

L'arrivo a Genova fu preceduto dalla incredibile sequenza di gallerie per le quali, alla fine, non riuscimmo a tenere il conto. Mare, gallerie, case, mare, gallerie. Ed ecco Genova che io vedevo già come regina del mare...

GENOVA

Genova. Misure gigantesche. Per tutto. Dai palazzi, molto più grandi di quelli di Cagliari alle strade, trafficatissime, agli ascensori...che portavano le persone in collina. Tutto incredibile.

Fummo sistemati sulla collina di Righi in una villa dei reverendi Padri. Anche quella notte, quasi non si dormì! ...La vista del Porto, con alcuni transatlantici alla fonda, le luci della città e della Riviera verso Savona, la Lanterna (eccola, proprio “lei”, quella studiata in geografia..) mi ammaliava tutto! Tutto era anche più spettacolare del panorama notturno che si specchiava, a Cagliari, nello  stagno  di Molentargius. Qui si vedeva tutto dall'alto. Dall'alto? Di più! Incredibile, sembrava quasi di volare come nei sogni più belli....

Il Padre Rettore aveva organizzato tutto. Perfino una gita in barca a visitare il Porto con le grandi navi (c'era la “Cristoforo Colombo”!!!) ed anche le vicinanze dei bacini di carenaggio. Ricordo che aveva avvicinato un barcaiolo e, zac, tutti sopra la barca. Anche qui con il cuore a mille. Che cosa non riusciva a combinare il Padre Serra. Mi dicevo: “è bravo, ma è anche genovese; certo, conosce tutti.. anche i barcaioli!” Vinsi anche la paura: non ero mai salito su una barca...e soprattutto su una che “sgusciava” tra quei giganti.

E che dire della gita con i familiari del Padre Rocca (benestante famiglia genovese del nostro giovane e  bravo Padre “spirituale”) verso  Rapallo e Santa Margherita Ligure. Portofino era irraggiungibile  a causa di un traffico terrificante sulla strada che raggiunge questo piccolo e famosissimo Borgo. La famiglia Rocca aveva messo a disposizione del Padre serra e di 5 “piccoli viaggiatori” un piccolo bus. Tutto per loro! Che cosa non ti riescono a combinare questi Reverendi Padri!

A quel punto fu per me una cosa “normale” la visita della Città, dalla Cattedrale  alla Chiesa del Gesù ed a Piazza de Ferrari; dalla vista dall'alto del Cimitero di Staglieno (“Lì, ragazzi, c'è Giuseppe Mazzini”) allo Stadio dove giocavano il Genoa e la Sampdoria (Padre Serra era sampierdarenese...) ed alla Piazza gigantesca nella parte moderna della città vicina alla Stazione Brignone. Genova era talmente grande che aveva due grandi stazioni...

TORINO

Il viaggio per Torino apparve  brevissimo. Arrivammo in una Stazione, se possibile, anche più grande di quella di Genova. Incredibilmente, tra la calca, però intravvidi – io Desulese di Fonni – alcuni vicini di casa – i “Toscano” – emigrati da poco, che aspettavano dei parenti che avevano anche loro deciso di trovare un lavoro sicuro nelle fabbriche del “mondo Fiat”. Anche Torino, come Genova stava raggiungendo il milione di abitanti. Ed in più aveva, si sentiva, tutto il fermento di “Italia '61” la grande mostra sul Centenario dello Stato Italiano.

Torino, fu, in primo luogo, la scoperta e la presenza costante a tavola dei grissini. Per noi “villici”, roba da ricchi. A Torino era una banale normalità. Le giornate passarono veloci tra la Basilica di Superga, lo zoo (meraviglia delle meraviglie), i murazzi sul Po, il museo delle armi e, soprattutto, Italia 61: padiglioni incredibili, sale con filmati a 360° e la famosissima Monorotaia....Altro che la nostra Fiera Campionaria....

Anche quelli a Torino furono tre giorni meravigliosi.....Avevo scoperto anche Torino, meravigliosa e tutta circondata dalle Alpi (Marittime, Cozie, Graie....). Quelle davanti a Torino erano certamente le Cozie... o no? Ed a Cuneo, le Marittime si sarebbero viste?

CUNEO

L'arrivo a Cuneo, attraverso il viadotto Soleri, fu spettacolare. Dal treno vedemmo, il padre Serra ci spiegava tutto, il Monviso e poi il massiccio di grandiose cime del gruppo dell'Argentera. Infine la Bisalta che dominava la città.

Il San Tomaso mi apparve austero e grandioso. La prima cosa che mi colpì furono i corridoi del piano terra: avevano quello che io chiamavo lo “zoccolo” in legno ed alto più di una metro. Appoggiati ad esso una seuela di fotografie bellissime, dei Fratelli Alinari con tutte le Meraviglie d'Italia. Avrei avuto modo, successivamente, di conoscerle tutte. Una per una....

La Cappella, poi, …. non era una Cappella! Una vera Chiesa: ben più grande di quella di Desulo e perfino della Basilica dei Martiri di Fonni. Il massimo. Aveva poi un organo gigantesco. E l'altare bellissimo con un presbiterio chiuso da una balaustra in marmo!

Ci accolse il Padre Rettore. Era sardo. Piccolo e sorridente, ma con un qualcosa che me lo faceva pensare severissimo...Il Padre Vice, Pierino Boschi, conosceva benissimo i Sardi per essere stato per diversi anni a Cuglieri nel Seminario Regionale. Era grande, camminava come il Don Camillo del film ma mi dava l'idea di una persona bonariamente severa. Avrei scoperto che quando stava per perdere la pazienza gli scappava un “Su Santu chi t'had naschidu!..” o, anche “Su Santu chi t'had criau...”

Il Collegio era praticamente “vuoto”. C'erano soltanto gli altri nostri compagni Sardi, più grandicelli, che – dopo le vacanze in montagna ad Agosto – non erano tornati a casa in Sardegna. Salvatore, Franco Senior, Francesco Junior, Michéli, Alessandro e Gigi. Quindi, in tutto, saremmo stati in 11, noi Sardi. Una squadra di Calcio, anche se qualcuno con il pallone, mi risultatva non avesse alcuna dimestichezza. Ma, i continentali, saranno più bravi?

Il nostro Padre Prefetto, Gabriele Navone, mi apparve subito simpatico. Aperto, solare, allegro, attento a tutto. Non stava mai fermo. Per prima cosa e per facilitare l'inserimento dei nuovi arrivati, propose per l'indomani una bella gita verso il Colle di Tenda, a Limonetto. Piccolo problema: io e Giampiero Sedduresu non sapevamo andare in bici. Problema risolto. Subito: si sarebbero noleggiati due tandem e sarebbero venuti anche due ragazzi Cuneesi con il loro motorino. Per me e Giampiero andata in bus fino al Colle e, poi, dopo un velocissimo corso di istruzione, due compagni ciclisti sarebbero tornati sui motorini (ohibò) e noi “pivelli” –  novelli ciclisti –  sui posti posteriori dei due tandem liberati da quelli già bravi ma che sognavano di andare in motorino! Un miracolo! Questo Padre Navone mi apparve come anche più intraprendente dello sportivissimo Padre Enrico!

LIMONETTO (29 settembre 1961, venerdì)

E così imparai a stare su una bici. Il mio sogno! Babbo me la aveva promessa già dalle elemtari. “Gianpié..lah, ci ti promòvent, occànno ti leaus sa bicicretta!”. La prima bici che, poi, ho acquistato per me sarebbe stato più di trent'anni dopo  la maturità di mio figlio. La avrei acquistata per lui ed, a quel punto, finalmente anche per me! E dire che, praticamente, dalle elementari mi sarei fatto sempre “promuovere” aspettando il regalo da Babbo e Mamma. Poverini. Già si ammazzavano per noi. Anche la biciletta, sa bicicretta ancis, ci voleva!

E così rientrammo a Cuneo e facemmo pure “scuola”. Il mio tandem venne guidato proprio da Padre Gabriele:”mi raccomandò, pedala quando vedi che pedalo io e, poi, 'molla' prima della curva e, soprattutto, frena soltanto in prossimità; mai in curva”.

E cosi, giù a perdifiato (così mi sembrava): un sacco di tornanti fino a Limone e poi, giù giù a Vernante, a Robilante ed a Roccavione. Non passammo da Borgo, ma, per vie secondarie e sempre velocissimi, arrivammo al Viale degli Angeli costeggiando il fiume Gesso. Una emozione indimenticabile. Ed avevo anche imparato una cosa fondamentale. Mi sarebbe poi servita, e non poco, in seguito.......

Intanto avevo già un po' dimenticato casa, fratello e sorelle.... e mi avvicinavo ad entrare in 4^ ginnasio già “maturo”: conoscevo già il Mondo (mica solo Desulo e Fonni o Cagliari, ma Genova Torino e..Cuneo!) e, perdipiù, ero già un ciclista....quasi completo! Grazie al Prefetto Gabriele Navone.........ed agli amici ritrovati: Michéli, Totore, Sandro, Senior, Gigi, Junior, Gesuino, Edmondo, Giampiero Sedduresu e Giampiero Mandareu.....

Ed il Mondo era davanti a noi....chissà... Non mi restava che attendere, con l'inizio dell'anno scolastico, l'arrivo dei “nuovi” compagni. I “continentali” di Piemonte e Liguria!

A questo punto iniziò tutta un'altra “storia"….

Settembre 2019

 

 

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